#CyclingForPalestine – Day 59 Smarriti gli dei ricadranno sulla terra

Il 16 febbraio è partito Cycling for Palestine – seimila chilometri contro l’occupazione e l’islamofobia, il viaggio in bicicletta da Roma alla Palestina di Captain Tom No che Laspro segue nei suoi sviluppi. È  possibile sostenere Cycling for Palestine con un abbonamento speciale a Laspro da 20 euro (10 per la rivista, 10 per Cycling for Palestine).

di Captain Tom No

Pezzo di idiota! Sei dovuto arrivare al collasso per capire che non hai più vent’anni.
Da Atene parto sul presto in direzione nord; ho deciso di fare un salto a Evia, è sulla traiettoria e comunque l’idea di “tagliare” per un’isola mi alletta non poco. Lontano dalle grandi arterie killer, nel silenzio pressoché assoluto, tra un mare liscio come la seta, vallate in fiore, monti e sorgenti d’acqua.

cycling for palestine

Tu e la tua fissazione per le strade secondarie.
Se non fossi Captain No direi: “Ma dove minchia sono?”.

C’è da dire però che la Grecia non offre molte opzioni quanto ai pernottamenti low cost. Gli ostelli sono pochi e solo nelle grandi città mentre i campeggi, dato che la stagione turistica non è ancora iniziata, sono quasi tutti chiusi. Pertanto occorre spesso allungarsi in itinerari giornalieri che prevedano magari 120 chilometri di percorso impervio o con variazioni altimetriche significative, e le otto o nove ore di pedalate che il corpo di un quarantaseienne fumatore è disposto a tollerare diventano dieci, a volte tredici. Continua a leggere

Dizionario autocritico della militanza

È in uscita il numero 32 di Laspro. In questo numero: Il tradizionale concerto del primo maggio di Alessandro Pera, Abuela di Maria Giuseppina Ottaviana Piras, Il cammino di Kobane di Patrizia Fiocchetti, Gli alberi all’inferno di Alessandra Amitrano e le rubriche di Ilario Galati e Duka. Infine: A margine del corteo. Dizionario autocritico della militanza, a cura della redazione di Laspro, qui anticipato dall’editoriale di Alessandro Bernardini. Il dizionario verrà pubblicato, un po’ alla volta, qui sul blog. Se volete potrete integrarlo con vostre “lettere” e definizioni. Preparatevi.
Laspro è il bimestrale cartaceo da cui nasce questo blog, è indipendente e totalmente autofinanziata. Per sostenerlo, potete abbonarvi su questa pagina, a partire da 10 euro per 6 numeri.

Sulla prima pagina di questo numero, il murale di Aladin Hussein Al Baraduni al Csoa Scurìa di Foggia (foto di Federica Frisoli)

Sulla prima pagina di questo numero, il murale di Aladin Hussein Al Baraduni al Csoa Scurìa di Foggia (foto di Federica Frisoli)

di Alessandro Bernardini

Stavolta è stato per amore.
Questo numero di Laspro nasce dal bisogno di distruggere quello che ci rappresenta.
Ci spazziamo via da soli. Disintegriamo le certezze. Abbandoniamo i posti di combattimento per andare un secolo a guardare quello che c’è dall’altra parte. E torniamo indietro, perché quello che c’è dall’altra parte non fa ridere per niente.
Un amore che mortifica gli occhi, s’infila nelle cellule e si scarica sui polpastrelli. A, B, C, D, E fino alla fine, senza che davvero c’importi della semantica. Continua a leggere

#CyclingForPalestine – Day 53 Atene

Il 16 febbraio è partito Cycling for Palestine – seimila chilometri contro l’occupazione e l’islamofobia, il viaggio in bicicletta da Roma alla Palestina di Captain Tom No che Laspro segue nei suoi sviluppi. È  possibile sostenere Cycling for Palestine con un abbonamento speciale a Laspro da 20 euro (10 per la rivista, 10 per Cycling for Palestine).

di Captain Tom No

Atene. Latitudine: 37°58′46″ N; Longitudine: 23°42′58″ E.
I dinosauri non si sono estinti, vivono ancora tra noi, sono bellissimi e stavolta stanno dalla nostra parte.
atene
Intanto c’è da dire che sono in hotel, ho una camera in pieno centro tutta per me con vista sull’Acropoli, non so se rendo. I compagni di Atene mi hanno riservato un’accoglienza da principe: quattro giorni diconsi quattro tutto pagato. E dopo sette giorni di fila percorsi a una media di 120 chilometri al dì che fanno il paio con altrettante notti passate a smaniare in tenda, capite bene che una roba del genere, la comodità, il benessere, il sollievo insomma, è tale da provocare erezioni subitanee e inopinate. Continua a leggere

La storia contemporanea scritta dalle donne (Rojava, Kurdistan)

di Patrizia Fiocchetti (prima parte)

«Alle donne afgane di Rawa, alle donne della resistenza iraniana, a quelle del Rojava dobbiamo guardare. Noi non abbiamo fatto che applicare un modello escludente, così maschile, e guarda il risultato: ci troviamo nel ventunesimo secolo sempre più emarginate e sulla difensiva». «Abbiamo comunque tracciato un cammino nella storia del femminismo, e questo è innegabile. Certo, poi ci siamo perse a teorizzare l’azione e questo voler capire dove fossimo e cosa eravamo diventate, così autoreferenziale, ci ha bloccate». «No, occorre spingersi oltre. La questione di genere è innanzitutto politica e politico-economica. Dobbiamo uscire da una logica di arretramento, non basta più l’azione di aiuto alle donne vittime di violenza o la rivendicazione di diritti acquisiti che stiamo perdendo. Il confine va ampliato, lavorando sul contesto storico e su noi stesse». Stralci di dialogo tra noi componenti della staffetta donne sull’aereo diretto in Turchia, destinazione Rojava.
Noi che negli anni ’70 abbiamo fatto parte del movimento femminista o intrapreso strade di lotta anche pesanti da cui profondamente segnate, coviamo dentro un senso di fallimento storico che va oltre la sfera dell’attivismo politico. Ci facciamo i conti quotidianamente come lavoratrici, come madri, come esseri umani. Nostra la responsabilità, nostra la ricerca di una nuova strada.

Kobane 6 Marzo 2015 – Omaggio alle YPJ

Kurdistan 207

Kobane, 6 marzo 2015 – manifestazione delle donne

Ci muoviamo in formazione con le donne di Kobane, quelle rientrate dai campi profughi di Urfa, in Turchia, e quelle che la città non l’hanno mai abbandonata, lungo le strade polverose della parte ovest scandendo lo slogan simbolo di questo 8 marzo “Jin, Jiyan, Azadi”, Donna, vita, libertà. In mano sventolano bandiere tagliate a triangolo gialle e verdi sulle quali hanno ricamato le lettere “YPG” e “YPJ”. Siamo dirette alla base dell’Unità di protezione delle donne per rendere loro omaggio e ringraziarle del coraggio e determinazione mai venuti meno contro le milizie del Daesh (Isis). In realtà, in programma avevamo la visita al fronte orientale, circa 100 chilometri da Kobane dove i combattimenti si sono spostati. Ma la mattina stessa era stata annullata. «Gli scontri sono pesantissimi» ci aveva spiegato Siam, la rappresentante del governo del cantone «solo ieri sono rientrati i corpi di cinque combattenti, quattro ragazzi e una ragazza, uccisi due giorni fa. Troppo pericoloso». Continua a leggere

#CyclingForPalestine – Day 35 Albania

Il 16 febbraio è partito Cycling for Palestine – seimila chilometri contro l’occupazione e l’islamofobia, il viaggio in bicicletta da Roma alla Palestina di Captain Tom No che Laspro segue nei suoi sviluppi. È  possibile sostenere Cycling for Palestine con un abbonamento speciale a Laspro da 20 euro (10 per la rivista, 10 per Cycling for Palestine).

di Captain Tom No

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Le foto di questo articolo, tranne quelle di Tirana attuale, sono tratte da questo libro

[Ci vogliono anni di studio e saggi su saggi per descrivere un paese! E adesso questo qui che fa, ci prova in poche righe].
Ma ve lo avevo detto che sono loco
Attribuire meriti o demeriti al socialismo è sempre un’operazione pericolosa, ma io cosa rischio in fondo? Ho forse un bacino elettorale da preservare? Non sono iscritto a nessun partito, loggia massonica, movimento, circolo culturale o bocciofilo che sia.
Chi mi conosce mi ama o mi detesta e i secondi sono la maggioranza perciò, ancora una volta, mi avvalgo della facoltà di dire quello che voglio. Ma veniamo al dunque e tanto per confonderci torniamo un attimo in Palestina: conoscete gli effetti delle bombe al fosforo bianco? Continua a leggere

NoMuos, dopo la sentenza del Tar, la manifestazione del 4 aprile – Fotoreportage

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Fotoreportage di Giordano Pennisi

Illegale e illegittimo. Abusivo. Così decide la sentenza del Tar di Palermo del 13 febbraio della mastodontica costruzione del Muos (Mobile User Objective System) di Niscemi. L’infrastruttura che costituisce il più grande sistema di comunicazioni militari mai concepito, altro non è che una micidiale arma da guerra, in grado di consentire i collegamenti e le comunicazioni dell’esercito statunitense in tutta l’area del Mediterraneo e i cui rischi sulla salute dei cittadini delle aree circostanti sono pericolosamente ignoti.

Sono anni che il popolo NoMuos cerca di far salire a galla questa verità, organizzando manifestazioni, blocchi stradali, scioperi, facendo costante ricerca e lavoro legale, e in ben due occasioni, il 9 agosto del 2013 e 2014, violando la recinzione che custodisce questa macchina di morte, e andando incontro a denunce, sanzioni amministrative e multe.

La sentenza del Tar segna un punto importante in questa lotta che i movimenti continuano a portare avanti senza riporre troppa fiducia in prese di posizione istituzionali, ma continuando a organizzarsi dal basso. Per ribadire che la terra non appartiene a cinici guerrafondai, per difendere l’area protetta della Sughereta di Niscemi, la salute degli abitanti e in sostanza il diritto inalienabile al benessere collettivo, dalla contrada Ulmo di Niscemi, il 4 aprile si è dispiegato un corteo di migliaia di persone, che ha formato una catena umana intorno all’area occupata dalle infrastrutture americane.

Con questa giornata e le prossime in programma, un popolo colorato e determinato di indiane e indiani ribadisce che il Muos è una minaccia alla sicurezza nazionale, è un’ingombrante installazione militare ad uso esclusivo di un Paese straniero (e per di più alleato) che non ripudia la guerra, ma che la pratica dal suolo italiano.

Per Laspro un resoconto fotografico della giornata del 4 aprile.

[Cos’è il Muos?]

[La campagna per le spese legali dei denunciati del 9 agosto]

[Tutte le foto di Giordano Pennisi su NoMuos]

Le dinamiche senza limiti della guerriglia

Nel deserto globale da Lawrence a Clint
(da Pop-Corner su Laspro 31 – febbraio 2015. Per abbonarti a Laspro clicca qui)
di Duka

«L’assegnazione delle spedizioni non fu mai ortodossa. Era impossibile fondere o assemblare tribù diverse, perché di solito non andavano d’accordo o non si fidavano l’una dell’altra. Analogamente, non potevamo impiegare membri di una tribù nel territorio di un’altra. Di conseguenza, miravamo alla più ampia distribuzione delle forze, per disporre del maggior numero di bande contemporaneamente. Aggiungevamo fluidità ai loro movimenti agendo ogni giorno in una diversa porzione di territorio. Questo favoriva la naturale mobilità delle bande. In più, avevamo l’incomparabile vantaggio di disporre di forze sempre fresche nelle diverse aree tribali. Il massimo disordine era in senso stretto il nostro punto di equilibrio».
(Evoluzione di una rivolta di T. E. Lawrence)

T E Lawrence Continua a leggere