Fare inchiesta abitando le strade dove l’epoca si incendia
di Duka (da Laspro 34, novembre/dicembre 2015)
Per un borgataro come il sottoscritto, che consuma letteratura di genere e film western girati in estremo oriente (non c’entra un cazzo!, consiglio: Il Buono Il Matto Il Cattivo di Kim See Woon e Sukiyaki Western Django di Takashi Miike), un saggio politico che si apre con una citazione del bandito Jacques Mesrine – il public enemy number one – spacca!!!
Bastano queste due righe: «Non esiste un altro mondo. Esiste semplicemente un’altra maniera di vivere» per capire che Ai nostri amici, opera collettiva del Comitato Invisibile, è un libro scritto dove le strade si incendiano. Un volume che non emana odore stantio, come quelli seppelliti negli scaffali impolverati delle biblioteche, ma carta che sprigiona – pagina dopo pagina – il sapore della benzina e la puzza dei copertoni bruciati.
Una di quelle rare occasioni dove leggi un pippone con lo stesso piacere con cui ti spari un romanzo di Edward Bunker. Un testo che bandisce la noia e invita ad abitare l’infanzia. Capisci subito che gli autori sono compagni di gioco, stanno schierati dalla tua parte del campo. Quella degli oppressi del pianeta. Insorti – in questi anni di crisi – dentro la catastrofe. Una lettura che – all’interno della confusione regnante nelle aree antagoniste – ci voleva. Un saggio scritto con la consapevolezza che le insurrezioni per scoppiare non hanno bisogno di nessuno che le predica e le teorizzi. Continua a leggere