Ignorati dall’Europa dell’accoglienza, aggrappati al proprio progetto di salvezza
Resoconto di una missione umanitaria e conoscitiva, organizzata dalla Cooperativa Coop Noncello di Pordenone. 5 – 8 maggio 2017
di Patrizia Fiocchetti
Se i volti sono stanchi, gli occhi sono illuminati dalla luce della determinazione. La luce che viene da una speranza salda e irriducibile, quella di voler andare avanti, contro tutte le ragioni della realpolitik, e a dispetto della paura che altri gli hanno disegnato addosso e che si portano cucita come un’ombra fastidiosa ma ineluttabile.
«Perché dovrei entrare in un campo statale qui a Belgrado? Perché dovrei denunciarmi per poi essere obbligato a presentare domanda di asilo a un paese che non mi vuole?». L’uomo pachistano, che non mi dice il nome, parla sorridendo schiettamente tenendo con una mano il piatto di minestra e nell’altra una mela, il pasto appena datogli dall’associazione di volontari BelgrAid.
Ci troviamo nella stazione vecchia della capitale serba, davanti a una serie di edifici abbandonati in cui sono accampati ormai da tempo un migliaio di profughi in attesa di poter proseguire il viaggio intrapreso da mesi, verso l’Europa centrale.
«Quando ho provato a passare la frontiera con l’Ungheria, la polizia mi ha accolto con manganelli e cani». Continua a leggere