di Patrizia Fiocchetti
II parte (qui la prima)
Nabih Saleh: dove i bambini sono il prezzo della resistenza non violenta
Manal Tamimi è membro del Comitato di resistenza popolare non violenta del villaggio di Nabih Saleh, 600 anime nella provincia di Ramallah. È una donna piccola, dalla voce ferma e profonda. «La resistenza non violenta a Nabih Saleh è iniziata nel 2009 quando i coloni del vicino insediamento di Halamish hanno occupato la nostra sorgente d’acqua nella valle e quindi tutto il terreno che da lì portava alla colonia». Nabih Saleh si trova in Zona A ma, nonostante la sentenza della Corte Suprema israeliana del 1977 secondo la quale essendo la terra palestinese gli israeliani non potevano costruirvi, il governo Begin tolse l’impedimento e da allora sono ben 200 gli insediamenti grandi e piccoli sorti a infestare questa parte dei territori occupati.
«I coloni qui sono violenti e protetti da polizia e militari. Il primo nucleo degli insediamenti è sempre in un punto elevato, su una collina, poi si allargano a valle. Una sorta di dominazione fisica, che gli ha permesso di confiscare molte terre. Il territorio palestinese si estendeva qui per ben 3 mila acri, gli israeliani ce ne hanno tolti 1900».
Manal ci ha accolto nella sua casa, seduti in circolo intorno a lei ci mostra dei video, uno sulla prima manifestazione e poi via via altri che documentano la violenza a cui vengono sottoposti costantemente gli abitanti di Nabih Saleh. Continua a leggere