Intervista ad Av.A.Na a cura di Giusi Palomba (apparsa sul numero 23 di LASPRO)
«Av.A.Na – Avvisi Ai Naviganti non è un progetto o un insieme di progetti, piuttosto un processo collettivo di autoapprendimento. È la startup della conoscenza. È la pastella delle idee. Ha un approccio e promuove un utilizzo critico e consapevole dell’informatica e delle tecnologie. AvANa non fa corsi e non insegna nulla; piuttosto, è lo spazio e il tempo nel quale scambiare saperi e conoscenze, ricercando il piacere dell’orizzontalità. Pensiamo che il computer sia uno strumento del demonio, dunque noi non facciamo assistenza tecnica: se il computer ti si rompe noi non ne vogliamo sapere nulla. AvANa è un modo per prendere a schiaffi le nostre personali solitudini, cercando di evolverle in un delirio collettivo. AvANa farà le cose che le persone che la attraversano avranno voglia di fare, così come fa già dal 1994: a volte non farà nulla, a volte non esisterà proprio. Partiremo intanto coll’arredare una stanzetta del CSOA Forte Prenestino (Roma) con i nostri detriti tecnologici, forse installeremo un server, oppure capiremo in cosa potremo essere utili per il nostro agire politico quotidiano». Luglio 2012.
Una delle vostre attività più recenti è legata alla repressione a mezzo digitale, in che modo state affrontando il tema, che tipo di esperienze avete condiviso e che sviluppo pensate di dare ai materiali che raccogliete?