La gente al potere

di emanuele boccianti

«Adesso i ladri non ci sono più, sta andando al potere la gente: mi fa più paura

La frase qui sopra la dice Beppe Grillo venti anni fa esatti, nel 1993. Qualcuno chiosa su internet: prima della sua svolta politica. Eppure a leggere il testo di quello spettacolo l’impressione è che si tratti comunque di politica, un lavoro di frollatura dell’opinione pubblica a suon di battute sulla nostra situazione: informazione, centrali nucleari, servizi segreti deviati, Moro, Cossiga, la sinistra. C’è di tutto. E non nello stile del Bagaglino, ma con un cinismo di fondo, una crudezza che sfiora il sadismo. O il masochismo del pubblico, che il comico apostrofa, spesso maltratta, comunque gli sbatte in faccia “cosa siamo diventati”. Cioè: “cosa siete diventati”. E loro giù risate.

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Perché non voto, senza tanti sbrodolamenti

Perché la Palestina mi ha insegnato una cosa. Che quando c’è l’oppressione non serve veramente a nulla cercare di mitigarla. E che se non pensi alle possibilità più irrealistiche diventi scemo. Provaci tu a vivere sperando che potrete vivere un giorno insieme e in pace con quelli con cui vi siete fatti la guerra per 65 anni.

L’oppressione che viviamo noi non è la stessa, per fortuna. Ma è altrettanto pervasiva, onnipresente. Totalitaria. Quando un sistema si presenta non con un nome o una faccia vuol dire che si pone come ineluttabilità. Non si fa chiamare capitalismo, nemmeno neoliberismo. Magari si fa chiamare crisi, debito. Invisibile nei suoi meccanismi, come un cielo dipinto sul fondale. Quindi non colpibile, non individuabile, indistruttibile, indiscutibile. Con i suoi riti, i suoi meccanismi. La legge, la protesta, la concertazione, le elezioni. Tanti giochetti con cui passare il tempo.

Passano gli anni e non cambia nulla. Stavi lì aspettando, nemmeno te ne sei accorto, sono passati quanti, dieci, quindici, venti anni?

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