Expo de drê

Salutiamo con sollievo la fine dell’Expo di Milano, ricordando da dove è venuto e cosa ha rappresentato (vedi anche L’Expo, la MayDay e l’internazionale incappucciata di Duka su MilanoX), con questo racconto di Cristian Giodice, milanese, redattore di Laspro e allestitore nel cantiere di Expo (da Laspro numero 33, settembre-ottobre 2015).

di Cristian Giodice

Illustrazione di Nicola Rotiroti

Illustrazione di Nicola Rotiroti

Com’è cambiata Milano! Sembra di star girando per le strade di una city mitteleuropea, o qualcosa del genere. Qualunque essa sia, non è la mia città, non è il posto dove sono cresciuto. Grattacieli mai visti prima, si susseguono uno dopo l’altro tra scale mobili e vetrate che riflettono i raggi del primo sole. La luce sì, questa la riconosco. Gli inconfondibili colori dell’alba milanese, pallidi, accecanti, come filtrati con il rise di Instagram. Per qualche istante cado nei ricordi e con la mente torno a quando, dopo nottate di bagordi, commentavamo quelle piccole cose che fanno bellissima Milano.
Eccola qui l’alba meneghina, radiante, bella, bella come sempre.
No, questa volta non sto tornando da una nottata da sballo. Non sto andando a riposare le membra spossate. Al contrario, sono uscito da poco.
Corro spedito tra le strade deserte, pigiato contro il finestrino posteriore di un furgone sgangherato. È presto persino per Milano.
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